scuola di formazione politica e culturale ALEXANDER LANGER | ||||||||||||||||||||
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rassegna stampa Trento, 30 aprile 2006 «Al referendum di giugno voterò contro. Ma la riforma costituzionale del centrodestra non è un attentato alla democrazia». Parola di Roberto Toniatti, preside di Giurisprudenza a Trento. Invitato dalla Scuola di formazione politica Alex Langer, il professore di diritto costituzionale non ha tradito le aspettative di chi cercava una critica controcorrente alla devolution di Bossi e Berlusconi. Toniatti confessa di aver fatto di tutto, fino all’invito dei Verdi, per non approfondire il tema. «Quello che conoscevo mi bastava per darne un giudizio negativo. Dopo averla analizzata confermo la mia valutazione». Così ha annunciato il suo sostegno al no nel referendum confermativo del 24 e 25 giugno prossimi. Con una preoccupazione. «Temo che poca gente andrà a votare. È rischioso perché il centro-destra invece cercherà una rivincita contro Prodi, mobilitando il nord a sostegno della riforma». La critica di Toniatti si concentra su due punti: la rigidità della nuova Costituzione e lo strisciante centralismo nascosto dietro una falsa devolution. E in ge nerale sottolinea un rischio che il centrosinistra sbagli i toni della sua opposizione. «La riforma non è un disastro, ma una colossale presa in giro», spiega Toniatti. «Mi preoccupa la sua sconcertante inutilità: si arretra rispetto al federalismo del centrosinistra e per lo più si cambiano le definizioni ma non la sostanza». Il presidente del consiglio prende il nome di primo ministro, il senato diventa federale ma non lo stato, e via di questo passo. «Se c’è un disegno, è quello di rendere personale il potere del premier ma solo formalmente». Sul federalismo Toniatti non si dà pace. «Il centrodestra ha creato un sistema che mette le regioni contro gli enti locali. Inoltre introduce l’interesse nazionale. Il parlamento, e quindi la maggioranza, potranno respingere le leggi regionali. Fino ad oggi non è mai accaduto». E ricorda l’opposizione del governo contro gli statuti di Toscana ed Emilia Romagna. Meglio quindi la riforma del centrosinistra che permette già oggi alle regioni di acquisire competenze sulla base delle risorse e delle necessità di ciascun territorio. Altro problema è quello di una Costituzione ingessata. «In un sistema politico che non ha ancora raggiunto uno bipartitismo stabile, è pericoloso fissare norme rigide. Si tolgono margini di discrezionalità». E, da giurista, invita a non scommettere tutto sul diritto. «Meglio puntare sulla stabilità del sistema politico e su consuetudini condivise, come accade in Inghilterra, piuttosto che dover aggirare la Costituzione con degli stratagemmi». Tra gli aspetti positivi, Toniatti sottolinea l’abbassamento dell’età per essere eletti al senato e alla presidenza della repubblica, le garanzie costituzionali alla minoranza parlamentare e il potere dl scioglimento delle camere affidato al premier. «Solo così il capo del governo può provare a svincolarsi dal ricatti dei partiti più piccoli. Ma senza il bipartitismo non resterà comunque un’impresa». |
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